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TETTOPLASTICA ACETABOLARE Considerazioni personali sulle tecniche chirurgiche Dott. Alessandro PROTAQualche anno fa era in uso la tecnica di Bop che già anticipava il principio della tettoplastica, in quanto dava un supporto al carico che la testa del femore esercitava sul margine dorsale della cavità acetabolare.Questa tecnica aveva un suo punto di criticità nella resistenza del materiale utilizzato per la tettoplastica. Infatti esso era sagomato in listarelle e bloccato con una vite. Con la successiva tecnica di Slocum queste listarelle furono sostituite da segmenti della stessa forma ,ma di tessuto osseo ricavate dall’ala dell’ileo. Le liste venivano fissate con una sutura alla capsula articolare, coprendo pertutta la lunghezza il margine acetabolare dorsale.
Frequentemente, nell’applicazione di questa tecnica si tendeva a eseguire innesti troppo larghi che, se da un lato fornivano una copertura acetabolare, dall’altro finivano per impedire una corretta abduzione dell’arto oltre che creare la compressione del nervo sciatico. Un altro punto debole della tecnica era costituito dal difficile reperimento di una quantità sufficiente di spongiosa con cui ricoprire le listarelle. Infatti alcuni chirurghi reperiscono dalla medesima ala dell’ileo, la spongiosa necessaria ad eseguire l’innesto su entrambe le articolazioni. Questo portava invariabilmente a un insufficiente innesto di spongiosa. A mio parere quindi, per operare su entrambe le articolazioni bisogna accedere a due siti di prelievo per la spongiosa, oppure integrare gli innesti con spongiosa di origine bovina. Col passere del tempo, cercando di trarre il meglio da ogni tecnica, ho deciso di modificare l’accesso. Ho ritenuto idoneo incidere sull’asse longitudinale del gluteo profondo scollando dall’inserzione capsulare eseguendo così una nevrectomia della capsula articolare. Nei casi in cui si rileva versamento articolare, dopo aver drenato, eseguo l’imbricazione della capsula.Una volta fissata la listarella sulla capsula eseguo uno slot in senso cranio dorsale all’acetabolo inserendo delle listarelle di ileo. Così facendo ottengo un maggior sostegno là dove le sollecitazioni risultano maggiori. E’ da notare che in alcune razze canine, per la naturale inclinazione posteriore del bacino, la testa del femore crea una sollecitazione in direzione craniodorsale, e a mio parere, è li che bisognerebbe fornire un sostegno maggiore. La tecnica della tettoplastica risulta una valida alternativa alla TPO soprattutto per quei cani che non rientrano più nei parametri richiesti per accedere a questa tecnica, e che quindi si troverebbero a dover scegliere tra una osteotomia della testa del femore e una protesi d’anca. Sicuramente questa tecnica ha ridotto di molto l’indicazione per la TPO con la quale oggi si tende a ridurre il più possibile l’angolo di inclinazione della placca, a mio avviso un angolo troppo inclinato porta ad un’andatura innaturale con problemi nell’abduzione. Nel post operatorio prevedo oltre al riposo forzato anche l’impiego di prodotti omotossicologici somministrati per via infiltrativi con cadenza settimanale per accelerare la osteoformazione. DMV Alessandro PROTA
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